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Vivienne Westwood: 80 anni di punk, attivismo e indipendenza


Disturbante, visionaria, trasgressiva, unica: Vivienne Westwood, icona del design che non ha bisogno di presentazioni, oggi compie 80 anni e – al contempo – appare più giovane che mai.

Una donna di quelle che lasciano il segno non solo per l’indubbio gusto artistico ma anche per il come è stata capace di declinarlo, venerarlo, essergli fedele sempre al netto dei giudizi e dei riconoscimenti del mondo della moda (che hanno tardato ad arrivare). Al contrario di quanto si pensi la moda è fatta di continuità, linearità, estremo senso logico e questa piccola ape furibonda ha sempre rappresentato la voce fuori dal coro capace di spaventare.

Spaventa sempre, chi vuole rivoluzionare il sistema.

Vivienne: una vita di punk, indipendenza e anticonformismo

A cinque anni sapeva realizzare un paio di scarpe. A undici fabbricava i propri vestiti da sola.

Il suo primo negozio viene aperto nello storico indirizzo di 430 di King’s Road a Londra, e quel che negozio rappresenta nel tempo quella che potremo definire l’evoluzione-rivoluzione tipica dello stile Westwood.

Nel 1971 il negozio si chiama Let it Rock e vende soprattutto scarpe brothel creeper e maglie in mohair. Nel 1972 diventa Too fast to live too young to die e nel 1974 prende il nome di Sex: Vivienne decide di sfidare il sistema con il sesso. Il nome definitivo sarà, poi, World’s End. 

Ad ogni cambio di nome corrisponde un cambio di collezione.

“Non sto cercando di fare solo vestiti,
credo di dare una bellissima opportunità
alle persone di esprimere la loro personalità.
E ciò ha a che fare con la ribellione,
è qualità non quantità.
Questa è la vera ribellione per me”.

Gli abiti di Vivienne Westwood parlano, sono intrisi di messaggi non solo attraverso le stoffe o i dettagli, ma anche attraverso parole incise a gradi lettere e simboli forti.

Gli uomini dietro al mito e l’uomo capace di stare al suo fianco

Se dal primo uomo importante della sua vita (Derek Westwood) ha preso il cognome e dal secondo (Malcom McLaren) lo sposalizio con i Sex Pistols, deve esclusivamente a se stessa l’identificazione totalitaria e assoluta con il movimento Punk che animava le strade di Londra negli anni ’70.

McLaren ha dato e, purtroppo, anche tolto ad una Westwood da cui si sentiva messo in ombra, quasi vivesse una continua ansia da prestazione e competizione. Vergognoso, ad esempio, il modo in cui fece sfumare un contratto di produzione stellare tra Vivienne e Re Giorgio (Armani) nel tentativo di rallentare l’ascesa e la fama che stava per arrivare.

Solo alla terza occasione – Andreas Kronthaler, suo ex-studente di 25 anni più giovane – trova un vero e proprio partner capace di essere un vero compagno di vita e di professione capace di non lasciarsi intimidire o ingelosire dal suo brillare.

Stilista, in rima con Attivista

Quando parliamo di lotta al “sistema”, in riferimento a Vivienne Westwood, non ci riferiamo esclusivamente al sistema moda. Parliamo di politica, società, ambiente.

Parliamo di surriscaldamento globale (con i famosissimi cori “Fracking Climate Chaos” intonati dalla cima di un carro armato bianco e scritti in grassetto sugli striscioni), dell’indipendenza della Scozia, di diritti gay, di propaganda vegetariana, di diversity e di lotta continua per una moda davvero etica.

Indimenticabile la sua uscita in copertina sulla rivista Tatler nelle vesti de La Lady di Ferro durante i durissimi anni del governo Thatcher.

Vivienne Westwood ha sempre dato voce ai suoi valori (che sono molto, molto più di pensieri) e lo ha sempre fatto esagerando. Nel dubbio – diceva – meglio esagerare. Tanto da essere persino arrestata, una volta: era la notte che celebrava il venticinquesimo anniversario dell’incoronazione di Elisabetta II. Nel 1992, anni dopo quelle proteste, la Regina le ha conferito l’onorificenza di Ufficiale dell’Impero Britannico (OBE) per poi, nel 2005, diventare Dama di Commenda dell’Impero Britannico (DBE).

Quando nel 1992 andò a ritirare la sua onorificienza, Vivienne lo fece senza indossare biancheria intima e ci tenne a farlo sapere alla stampa.

Trasgredire, a volte, paga.

Una moda che distrugge con l’obiettivo di costruire

Controcultura” è forse la parola che potrebbe riunire sotto un unico cappello lo spirito guida di Vivienne. Forse in associazione con “Ossimoro“.

Perchè la cosa che della Westwood strega più di qualsiasi altro aspetto è la capacità di cambiare idea, rotta e decisioni in un solo istante rimanenedo ferocemente attaccata a sè stessa, senza perdersi mai. Senza mai allontanarsi dall’idea originale che però viene, al contempo, stravolta.

Un attaccamento alla propria integrità talmente feroce da non essere mai stata felice di quell’enorme successo che la rende protagonista indiscussa del settore. Troppo successo significa avere troppo poco controllo su quello che arriva in boutique. Significa non poter più trovarsi a poche ore da una sfilata ed esclamare, osservando un vestito indossato dalla modella, “no, questo non mi piace, non esce” oppure “cambiamo subito l’assetto della gonna”.

Vivienne, al controllo, non rinuncia.

Autonoma, indipendente fino alla fine. Senza capi nè padroni: nessuno dice alla Regina del Punk cosa fare o come farlo. Se Vivienne vuole cambia qualcosa, si cambia. Se Vivienne vuole eliminarlo, si distrugge.

Perchè nel distruggerre riesce sempre a creare qualcosa di ancora più bello.
Nella distruzione, Vivienne, crea il genio.

Buon compleanno, Maestra.

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